Dopo l’edizione canadese di Calgary, l’Olimpiade torna in Europa ed esattamente ad Albertville, in Francia, nell’alta Savoia. E’ Jean-Claude Killi, l’eroe di Grenoble 1968, a volere fortemente la candidatura francese: Albertville è una piccola cittadina in una valle, molto vicina a tutte le montagne scelte per le gare Olimpiche. Quella di Albertville è un’edizione strana perché il CIO ha deciso di alternare Giochi estivi ed invernali per cui l’edizione successiva sarà nel 1994, a distanza di soli due anni, e questo forse toglie un po’ di magia e unicità all’evento a cinque cerchi.
Ma quando Surya Bonaly legge il giuramento olimpico, quando Michele Platini e il ragazzino Francois-Cyrille Grange accendono il fuoco, allora anche l’inverno si scalda e lo spettacolo può iniziare. Tante storie anche in questa Olimpiade: quella di Alberto Tomba e Debora Compagnoni che vincono lo stesso giorno diventando Re e Regina, quella del fenomeno Vegard Ulvang che domina il fondo o quella di Toni Nieminen che nel salto con gli sci diventa l’atleta più giovane a vincere un oro olimpico.
Ma la storia che vi raccontiamo è quella di una ragazza cuneese: il suo nome è Stefania Belmondo. Stefania, figlia di una semplice famiglia di Pontebernardo, frazione di 32 abitanti, inizia a sciare a 4 anni, quando papà Albino costruisce un paio di sci stretti per la figlia. E Stefania si innamora del fondo: fa il suo esordio in Coppa del Mondo nel 1986 e partecipa alle Olimpiadi di Calgary, arrivando lontana dal podio. E’ nella stagione 90-91 che Stefania inizia a vincere a far parlare di sè: seconda in coppa del mondo, due medaglie ai mondiali e la speranza di una grande Olimpiade francese. E così sarà.
E’ un Olimpiade magica quella di Stefania Belmondo: è seconda nei 10 km a tecnica libera ad inseguimento dietro solo al fenomeno Egorova, è terza nella staffetta 4×5 dopo un’entusiasmante ultima frazione in cui la Finlandia viene raggiunta e superata. E poi è il giorno dei 30 km.
E’ il 21 Febbraio, è la pista di Les Saisies, è la 30km a tecnica libera. Si parte una alla volta con i secondi a scandire il tempo della gara. Stefania sogna l’oro ma sa che le avversarie sono fortissime. Quel giorno Stefania vuole giocarsi tutto: dopo un argento e un bronzo, vuole quell’oro. E c’è un motivo in più: nessuna italiana ha vinto l’oro nel fondo e Stefania vuole scrivere il suo nome nella storia di questa specialità meravigliosa dove la bellezza dei paesaggi a volte toglie il fiato. E Stefania parte forte, va subito al comando: lo scricciolo attacca a testa bassa. E’ l’ultima gara, non ci sono energie da risparmiare. Fino a meta garà Stefania aumenta il suo vantaggio. Poi mentre la russa Yelena Valbe non ha più le energie per tenere il ritmo dell’azzurra, l’altra russa Lyubov Egorova inizia una rimonta lenta, continua e inesorabile.
A 6 km dal traguardo il vantaggio è ridotto a 8 secondi e tutto sembra andare in direzione della campionessa sovietica. E qui Stefania Belmondo realizza il suo capolavoro olimpico: accelera, tira fuori tutte le ultime energie, rincorre il sogno, rincorre il desiderio di scrivere il suo nome per sempre nel grande libro delle Olimpiadi. Quando arriva al traguardo è prima con un vantaggio netto, di 1’43” su Yelena Valbe. E ora non rimane che aspettare quei 3-4 minuti necessari all’arrivo di Egorova. Sono minuti infiniti, eterni che non passano mai: ma quando Egorova entra nello stadio, Stefania capisce che ha vinto e lo sguardo di fatica si trasforma in sorriso di gioia. Egorova taglia il traguardo con un ritardo di 22 secondi: è oro Italia, il primo nella storia femminile dello sci di fondo.
Si chiude così l’Olimpiade del fondo al femminile: e si chiude con il capolavoro di una splendida ragazza delle Alpi Cuneesi che vince un oro memorabile. E non si fermerà ad Albertville Stefania: 10 anni dopo, a Salt Lake City, scriverà un’altra pagina leggendaria vincendo il suo secondo oro nella 15km al termine di una gara bella e drammatica. Stefania, nella sua incredibile carriera chiusa a Salt Lake City, vincerà dieci medaglie olimpiche. E 4 anni dopo, all’Olimpiade Italiana di Torino, sarà proprio lei ad accendere il sacro fuoco di Olimpia.E’ il 21 Febbraio 1992, sono i Giochi Olimpici di Albertville, è la 30km femminile: è la meravigliosa storia di Stefania Belmondo che con il suo sorriso d’oro emoziona l’Italia intera