E’ Calgary, capoluogo dell’Alberta in Canada, la sede dell’edizione numero 15 dei Giochi Olimpici Invernali: quella Calgary che già in altre occasioni si era candidata, finalmente ospita i cinque cerchi. E sono Giochi bellissimi: c’è tanta partecipazione del pubblico (nonostante il Canada non sia una potenza), c’è l’Olympic Plaza nel centro della città dove vengono assegnate le medaglie, ci sono i bellissimi paesaggi di questo angolo di terra canadese, c’è una splendida cerimonia d’apertura che racconta la storie delle Giubbe Rosse e delle radici della terra dalla foglia d’acero.
E poi ci sono i campioni che con le loro storie riscrivono l’epopea dello sport: campioni come Katarina Witt, splendida dominatrice del pattinaggio artistico e come Matti Nykanen che vince tre ori nel salto.
Ma la storia di Calgary, non può non essere quella che riguarda un ragazzo di 21 anni nato a Bologna: il suo nome è Alberto Tomba. Alberto Tomba ha 21 anni e in quella stagione è esploso: ha già vinto sette gare, sta gareggiando per il titolo di Coppa del Mondo con Pirmin Zurbriggen e a Calgary 1988 si presenta con moltissime aspettative. Quel ragazzo che da sconosciuto qualche anno prima aveva vinto il Parallelo di Milano a Monte Stella ora vuole diventare protagonista.
Il 25 Febbraio, nella pista di Nakiska, è il giorno dello slalom gigante. Ancora non lo sappiamo, ma quel giorno inizia la storia di una leggenda dello sport italiano. Alberto scende con il numero 1: è tardo pomeriggio in Italia. La sua discesa è poesia: c’è forza, eleganza, potenza, c’è tutto quello che può essere un campione. Il tempo è 1’03″91: all’arrivo, nonostante sia la prima discesa, Alberto alza il braccio al cielo. Alberto è sicuro di aver fatto una manche eccezionale. Ed è così: Hubert Strolz è secondo con oltre un secondo di ritardo, Zurbriggen terzo a oltre 1″5. La seconda manche per il campione bolognese è controllo, senza rischi e senza timori: chiude con 2’06″37. E’ oro olimpico davanti a Strolz e Zurbriggen che subisce un ritardo di oltre due secondi. E in Italia inizia a scoppiare la Tomba mania.
Sabato 27 Febbraio è il giorno dello slalom speciale: il giorno in cui Alberto Tomba entra nella storia italiana per rimanerci per sempre. Lo slalom è sempre spettacolo perché ad ogni porta tutto può succedere: è emozione e trepidazione, è paura ed esaltazione. La prima manche non è perfetta e Tomba è terzo con un distacco di 63 centesimi dal tedesco Woerndl. E’ sabato sera in Italia quando parte la seconda manche: ma non è un sabato sera qualunque, è il sabato della finale del Festival di Sanremo, un sabato in cui l’Italia è incollata alla TV. L’attesa è tanta e quando è il momento di Tomba anche il Festival di Sanremo si ferma e Miguel Bosè cede la linea a Calgary: Tomba aggredisce la seconda manche e al traguardo è primo, una seconda manche “alla Tomba”.
C’è trepidazione a Calgary 1988 e c’è trepidazione a Sanremo. Jonas Nilsson commette subito errori e chiude dietro: rimane solo il tedesco Woerndl. A Sanremo intanto è tifo da stadio. Mentre scende Frank Woerndl l’Italia è con il fiato sospeso: e al traguardo il suo tempo è +0″06. Alberto Tomba è medaglia d’oro, Alberto Tomba è nella leggenda in una delle serate memorabili dello sport italiano. E’ festa in Canada, è standing ovation a Sanremo, è emozione pure in tutta Italia. Tomba diventa la Bomba, quel ragazzo bolognese, un po’ folle, un po’ pazzo, è ora un campione vero, un campione assoluto, un campione che sa emozionare ed entrare nel cuore degli italiani. E mentre Massimo Ranieri con “Perdere l’amore” vince il Festival, l’Italia intera si innamora di Alberto Tomba.
E’ Calgary 1988, è la doppietta leggendaria di Alberto Tomba, è un sabato sera italiano che se lo hai vissuto, non potrà mai dimenticare. E’ oro nel gigante, è oro nello slalom: è semplicemente il più grande, è semplicemente Alberto Tomba