Lillehammer 1994 è stata l’Olimpiade invernale più bella di sempre, forse la più bella in assoluto. Come abbiamo scritto nell’articolo precedente, solo per questa Olimpiade racconteremo due storie, perchè un’Olimpiade come quella di Norvegia è stata davvero magica. Abbiamo raccontato l’impresa azzurra nella 4x10km di fondo e ora vi raccontiamo un’altra storia di sport e di vita, un’altra storia che può solo emozionare: è la storia di Dan Jansen.
Dan Jansen, statunitense, è l’ultimo di nove figli di una famiglia del Wisconsin e fin da 4 anni inizia a pattinare per seguire la grande passione della famiglia. E’ la sorella Jane colei che lo spinge e lo ispira di più a questo sport così affascinante. I risultati arrivano presto e già nel 1982 diventa professionista. Nel 1984 partecipa ai Giochi di Sarajevo ottenendo un bellissimo quarto posto: a quei giochi Dan è il più giovane partecipante. E’ solo l’anticamera alle prime vittorie: argento mondiale nel 1986 e poi oro nella sprint nel 1988. A Calgary Dan si presenta da favorito anche se la sua vita è stata purtroppo scossa. Qualche mese prima alla sorella Jane è stata diagnosticata la leucemia e sta lottando per superare il male. Dan promette a Jane che vincerà l’oro olimpico.
Il 14 Febbraio, giorno di San Valentino, è il giorno dei 500 metri. Il mattino stesso la mamma lo chiama e gli dice che la sorella Jane sta morendo. Dan prova a chiamarla ma non riesce a parlar con l’amata sorella. Nel pomeriggio, tre ore prima della gara, Jane muore. Dan decide comunque di scendere in pista, ma dopo pochi metri cade, tra le lacrime. Passano pochi giorni e Dan, nonostante la morte nel cuore, scende in pista per i 1000 metri: e cade ancora, la testa è altrove. Dan Jansen ora ha un solo obiettivo: mantenere quella promessa. Torna a vincere e si presenta ad Albertville: in terra francese finisce quarto nei 500 e molto indietro nei 1000. E’ una maledizione olimpica, un incubo olimpico.
Ed eccoci a Lillehammer. Jansen ci arriva con un doppio oro mondiale e con il sogno di quella promessa. C’è tutta la famiglia in Norvegia: mamma, papà ed anche la figlia, quella figlia che ha voluto chiamare Jane. Nei 500 parte forte, è al comando ma poi scivola e il sogno svanisce ancora una volta. Dan si dispera, vuole mollare tutto senza aver mantenuto la promessa. Il 18 febbraio è il giorno dei 1000 metri. Dan Jansen è sfiduciato, triste e deluso. Ma partecipa: è l’ultima possibilità per mantenere quella promessa all’amata sorella, rimane un minuto e mezzo per regalare un sogno a sé stesso, alla famiglia e a Jane. Dan parte fortissimo, va subito in testa ma ai 600 metri sbaglia una curva e rischia di compromettere tutto. Ma negli ultimi 400 metri Dan vola, vola e vola sul ghiaccio norvegese: il rumore delle lame sul ghiaccio è poesia a Lillehammer, davanti a lui c’ la sorella Jane e l’oro olimpico. Il tempo è 1’12”43: è record del mondo. Nessuno farà meglio di lui, Dan Jansen è medaglia d’oro. Dan è felicissimo, piange, si commuove e nel podio porta anche la figlioletta Jane in un’immagine iconica dell’Olimpiade norvegese.
Per Dan Jansen è il mantenimento della promessa più importante della sua vita: quella fatta all’amata sorella Jane. E’ la fine di una rincorsa durata 6 anni, è la vittoria del cuore, della classe, della forza e dell’eleganza di un campione. E’ la vittoria di chi quel sogno lo ha cercato e lo ha voluto. E alla fine ce l’ha fatta: per lui, per i suoi genitori, per sua figlia Jane e soprattutto per sua sorella Jane. Dan si ritirerà dopo Lillehammer e fonderà la Dan Jansen Foundation per aiuterà la ricerca nella leucemia. E’ Lillehammer 1994, è l’Olimpiade più bella: è la meravigliosa storia di Dan Jansen e della sua promessa mantenuta