E’ il 1984 e per la prima volta le Olimpiadi vengono ospitate in un paese dell’ex blocco comunista: è Sarajevo, oggi capitale della Bosnia, ieri città della Jugoslavia, la sede dell’edizione numero 14 dei Giochi Olimpici Invernali. Ed è strano pensare che quella città che molti associano solo alla guerra dei Balcani sia stata sede della celebrazione più bella dell’umanità.
Sarajevo 1984 è stata un’Olimpiade complessa per il meteo e per le fitte nevicate che hanno sconvolto il programma ma anche per i trasporti urbani, forse non all’altezza di un evento di tale importanza. E’ stata un’Olimpiade difficile anche dal punto di vista politico: eravamo nel pieno dei boicottaggi e della tensione tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Ma è stata un’Olimpiade bella, per i paesaggi attorno a Sarajevo e perchè dove arde il fuoco di Olimpia, l’atmosfera è sempre magica. Ancora oggi a Sarajevo, nonostante tanti impianti siano stati distrutti dalla guerra, quei cinque cerchi sono un simbolo fortissimo per gli abitanti, un simbolo di pace e di ripartenza: perchè a Sarajevo c’è stata la guerra, ma c’è stata anche l’Olimpiade.
E neppure a Sarajevo non sono mancate le grandi storie di sport: come quelle di Gunde Svan e Marja-Liisa Hamalainen, come quelle di Matti Nykanen e di Karin Enke, come quelle degli azzurri Hildgartner e Paola Magoni. Ma la storia che abbiamo scelto per Sarajevo 1984 è legata al pattinaggio artistico ed è una delle poesie più belle dello sport.
E’ il 14 Febbraio 1984, è il giorno di San Valentino e siamo alla Zetra Olympic Hall. E’ il giorno della finale della danza su ghiaccio e si attendono due meravigliosi protagonisti: gli inglesi Jayne Torvill e Christopher Dean. Jayne e Christopher, inglesi di Nottingham, già in giovanissima età dimostrano un talento unico. La grande intuizione è unire questi due campioni: ne nasce una coppia che diventa la grande bellezza, una coppia unica e leggendaria. E’ Janet Sawbridge, argento nella danza ai mondiali di Colorado Springs 1965, a convincerli a provare assieme, cambiando la storia di questo sport.
Jayne e Christopher nel ghiaccio trasmettono fantasia, passione, amore per uno sport che per loro è semplice naturalezza. I loro sorrisi fanno innamorare un popolo, quello britannico, che negli sport invernali non ha una grande tradizione. A Lake Placid nel 1980 arrivano quinti, ma è l’inizio di un quadriennio magico che culminerà quel giorno di San Valentino di Sarajevo 1984. Dal 1981 al 1984 è un autentico dominio: Jayne e Christopher vincono europei e mondiali esaltando il pubblico che ammira estasiato la loro poesia sul ghiaccio. Nel frattempo, in patria, Torvill e Dean diventano icone dello sport ed anche la Regina li invita spesso a palazzo.
Rimane però l’oro olimpico per la consacrazione definitiva, ed ecco Sarajevo 1984. Dopo il programma corto gli inglesi sono già al comando davanti ai sovietici Bestemianova/Bukin. Ma è il programma libero quello destinato a riscrivere la storia. Sono in quasi 25 milioni davanti alla televisione per assistere all’esibizione della coppia inglese. E alla Zetra Hall, Jayne Torvill e Christopher Dean con i loro completi viola, non deludono, anzi emozionano ancora, e questa volta ancora di più, il mondo intero. Entrano per mano, si inginocchiano uno di fronte all’altro, poi con le struggenti note del Bolero di Ravel, iniziano il loro romanzo sul ghiaccio. Sono quattro minuti di brividi: il rumore delle lamine nel ghiaccio scalda il cuore del pubblico, l’armonia del gesto è inarrivabile, la dolcezza dei loro sguardi è indimenticabile. Sono quattro minuti senza errori, quattro minuti in cui il talento dei due campioni si fonde in un esercizio che forse è il più bello della storia della danza su ghiaccio. La grande bellezza diventa eterna. Il punteggio è stratosferico: il responso artistico è quello di nove 6.0, il massimo mai raggiunto in una finale olimpica. Sarajevo è ai piedi della coppia inglese. La gloria sportiva è tutta per loro, la consacrazione olimpica li porta nel firmamento dello sport.
Passano dieci anni e il mondo è cambiato: ma rimane tempo per un’ultima danza, forse ancora più struggente perché in un momento storico particolare. E’ il 1994, Olimpiadi di Lillehammer: mentre in Norvegia c’è la festa dello sport, nella loro Sarajevo c’è la guerra e la sua follia: la Zetra Hall è uno dei tanti cimiteri di guerra. E come per incanto o forse perché semplicemente lo sport a volte è magia, Jayne Torvill e Christopher Dean tornano nel ghiaccio: a distanza di dieci anni ottengono la medaglia di bronzo, una medaglia che forse in cuor loro dedicano a Sarajevo, città martoriata dalla guerra e dalla morte.
Sarajevo, quella splendida città che quel 14 Febbraio 1984, con le note del Bolero di Ravel, aveva regalato l’eternità dello sport a Jayne Torvill, a Christopher Dean e alla loro leggendaria danza sul ghiaccio. Una storia magica, una storia olimpica, una storia da raccontare