Recensione di A.C., Professore di lingua e letteratura italiana e latina, giornalista e grande appassionato di sport
Raccontare la vita e le imprese di una campionessa come Valentina Vezzali, la più grande nella sua specialità, la più medagliata di sempre, una che ha segnato un’epoca e che il più autorevole giornale sportivo francese, “L’Equipe”, ha inserito tra i 100 campioni più leggendari del Ventesimo Secolo, è certamente un’impresa affascinante per un giornalista che quell’atleta ha seguito per anni, sia nei trionfi, sia nei rari momenti di difficoltà. Ma c’è sempre un rischio in questo tipo di avventure: ripetere cose già dette e scritte mille volte, fare una specie di copia e incolla, incolore e insapore, di quello che lo stesso giornalista ha già pubblicato nel suo giornale o altri colleghi hanno scritto nei loro. Rischio tanto più minaccioso nel caso di Valentina Vezzali, che di se stessa ha già parlato in ben due autobiografie, oltre che nelle migliaia di interviste che ha rilasciato nella sua lunghissima carriera sportiva. Ma questi rischi PAOLO MARABINI, giornalista della “Gazzetta dello Sport”, li evita con grande abilità, da quel professionista di razza che è.
Il suo «LA REGINA DEL FIORETTO. Vita, assalti e vittorie di VALENTINA VEZZALI», pubblicato da Bolis Edizioni, è tutt’altro che un copia e incolla. È la ricostruzione della vicenda umana e sportiva di Valentina Vezzali, dagli esordi nella palestra di Jesi sotto la guida del maestro Ezio Triccoli, sino al ritiro dall’attività agonistica. È una ricostruzione fedele e meticolosa, ma con un timbro molto personale dell’autore. È un libro pieno di vita, senza fronzoli inutili, che si legge come un romanzo, grazie anche allo stile scorrevole e brillante. In certi momenti, si ha l’impressione di essere a bordo pedana per seguire gli incontri. Per chi, come chi scrive, quegli incontri li ha a suo tempo goduti in tv, leggerne il racconto è stata una nuova emozione. Con il libro di Marabini ci si sente partecipi dei trionfi della Vezzali, ma anche delle sue cadute, dei momenti di improvviso blackout, di alcuni dolori che l’hanno colpita, a cominciare dalla prematura scomparsa del padre Lauro, cui era tanto legata.
L’incipit del libro consegna al lettore una fotografia già definita della protagonista: «Nata per la scherma. Nata per essere Numero uno. Nata per dominare come nessun’altra». Chi ha seguito, anche non professionalmente, le vicende della grande fiorettista, non può che condividere l’affermazione dell’autore. Chi non ha avuto la fortuna, magari solo per motivi di età, di godersi i trionfi della Vezzali (e delle sue compagne del Dream Team italiano), può saltare per un attimo alla parte conclusiva del libro, la Appendice Statistica: ben quattordici pagine per elencare gli “assalti” della Vezzali, le sue medaglie, i suoi successi. Poi gli sarà più facile continuare la lettura.
E capirà benissimo perché Marabini definisca la campionessa di Jesi il «Cannibale del fioretto» e la accosti ad altri «Cannibali» dello sport, da Eddy Merckx sino a Valentino Rossi. E capirà anche il senso di quei soprannomi con cui è stata definita per sintetizzare il suo modo di combattere e vincere: «Cobra, Killer, Mangusta, Nikita». Anche se lei, e si capisce bene il motivo, ne preferisce un altro: «Vale Oro».
Ma non ci sono solo i numeri e le gare nel libro di Marabini. Emerge soprattutto la grande personalità di Valentina Vezzali: la sua voglia di perfezionismo, l’ambizione di essere il Numero uno, il bisogno di vincere, vincere sempre, contro chiunque. La capacità di lavorare ogni giorno per raggiungere le mete fissate. E la caratteristica, appena raggiunto un obiettivo, di porsene immediatamente un altro più importante, più prestigioso. Sia una nuova finale olimpica o mondiale, o il progetto ambizioso di portare la bandiera italiana alle Olimpiadi di Londra.
Queste alcune parole con cui Marabini sintetizza il percorso di Valentina Vezzali: «Se è vero che Madre Natura le ha regalato le doti che fanno la fiorettista perfetta, è anche vero che poi lei ci ha messo il resto, ovvero tutto ciò che fa la differenza tra un campione e un fuoriclasse: umiltà, massima pignoleria, concentrazione totale, dedizione maniacale. E, soprattutto, instancabile fame di vittorie. Contro chiunque».
Concetto ribadito anche nella parte finale del libro: «Una fuoriclasse delle pedane come non si era mai vista prima al mondo. Una famelica cacciatrice di vittorie e di record, una dominatrice inimitabile, capace di durare ai vertici del suo sport come nessun altro». Con un consuntivo finale impressionante: «Tra Olimpiadi, Mondiali ed Europei, la fredda aritmetica contabilizza ben 56 medaglie. E 35 sono quelle d’oro. Un bottino che la colloca di diritto nel pantheon degli immortali dello sport mondiale».
Non ci sono pettegolezzi nel libro di Marabini. E questo è certamente un altro pregio. Anche la rivalità sportiva e la convivenza spesso difficile con le altre atlete del fioretto, a cominciare dalle altre jesine Giovanna Trillini (a cui Valentina ha tolto un’infinità di successi come Merckx a Gimondi, dice Marabini) ed Elisa Di Francisca, sono trattate con garbo e leggerezza.
Non mancano ovviamente i riferimenti alla sua vita privata: la scomparsa del padre, il sostegno della madre Enrica, il matrimonio con Mimmo, la nascita dei due figli Pietro e Andrea. Ma sono argomenti trattati con il rispetto che merita la vita privata, anche di una campionissima. Se mai rendono ancora più completo il quadro della personalità di Valentina Vezzali e della sua capacità di combinare vita privata ed impegno sportivo ai massimi livelli. A cui, negli ultimi anni, si è aggiunto anche l’impegno politico, prima come deputata nella lista di Mario Monti, poi, da marzo 2021, come sottosegretaria di Stato alla presidenza del Consiglio con delega allo sport. Un impegno in cui da Valentina Vezzali si attendono gli stessi successi che ha ottenuto sulle pedane di tutto il mondo. Sarebbe un bene per lei, ma un bene, soprattutto, per l’Italia.
Foto: sito Bolis Edizioni