DI SERGIO MIGLIETTA
Immaginate questa storia come fosse un film che racconta la gioventù, la bellezza, la gloria, la rivalità, il coraggio e l’amicizia di due giovani ragazze in tempi oscuri, dove il bene e il male si mescolavano e non sempre si trovavano su fronti avversi.
Berlino 6 agosto 1936: Stadio Olimpico, il Maifeld, ovvero “Campo di Maggio” capace di accogliere esibizioni di massa, fino a 500,000 persone. Quel giorno sugli spalti c’erano centomila spettatori, ordinati, uguali, al momento del saluto alzavano tutti il braccio destro, avevano lo stesso credo. Ammirazione e paura, entusiasmo e fanatismo, orrore e bellezza, in quel giorno c’era tutto. Tra di loro c’erano Leni Riefenstahl, Avery Brundage , Wilhelm Furtwängler, Lutz Lang , Albert Speer, Goebbels. Menti geniali? Generosi eroi? Forze del bene? Il male assoluto? Troppe cose sono state dimenticate, non tutte chiarite, erano famosi, ora sono ossa dimenticate.
Anche Ondina e Claudia erano al Maifeld, belle come solo la giovinezza sa disegnare. Attorno a loro si respirava gloria, potere, fanatismo, genio, successo, tutto sembrava meraviglioso, ma l’aria era malata, densa di presagi. Si era a un passo dalla grande follia. Come ci erano arrivate? Quale era il loro destino?
ONDINA, un bel nome non trovate? No? Poco importa, non era neppure il suo vero nome. Unica femmina, ultima dopo 4 maschi, il padre pensò di chiamare la figlia TREBISONDA, in onore della città turca dove tutto era bello e un grande faro illuminava la via dei naviganti in acque infide. Se conoscete il detto “far perdere la trebisonda” inteso come capacità di far uscire dalla rotta, fare agitare le persone, avete già inquadrato il personaggio. Ondina, in questo era una specialista.
Nata a Bologna, da Gaetano Valla e Andreana Pezzoli il 20 maggio 1916 in una famiglia benestante, con una madre severa, attenta all’etichetta e cattolica fervente, per forza Trebisonda correva più veloce di un lampo, era l’unico modo per sfuggire alle ire materne. Non sempre la cosa funzionava, prima o poi si doveva tornare a casa, ma, come si sa, quello che non ti distrugge ti fortifica, e Trebisonda, Onda, Ondina, così ho anche spiegato il nome, diventava sempre più forte, veloce, gaia e spensierata.
A Bologna Il 23 giugno 1927 si organizzò una manifestazione sportiva a cui dovevano partecipare tutti i bambini delle scuole elementari, a quel tempo, queste cose in grande stile erano molto di moda e assolutamente obbligatorie, e non era questo di certo uno dei mali peggiori. Ondina all’epoca aveva 11 anni e in mezzo alla moltitudine schiamazzante, era tra le più agitate con disappunto della madre, che non gradiva che la sua bambina si cimentasse in giochi sportivi alquanto disdicevoli, ma si doveva, e quindi in campo Trebisonda c’era e la mamma Andreana era lì per guardare.
In tribuna d’onore c’era anche il capitano Vittorio Costa, presidente della Federazione Italiana Sport Atletici, uomo elegante di grande esperienza, ex atleta, giudice olimpico, e uomo di mare che ben conosceva il faro di Trebisonda. Continuava a stropicciarsi gli occhi, non capiva se quello che vedeva era reale o stava sognando. Chi era quella ragazzina filiforme dalle gambe lunghe e capelli arruffati che aveva vinto i 50 metri, il salto in lungo e il salto in alto, dove era entrata in gara, alla misura di 1m20, superandolo agevolmente, quando tutte le altre erano già state eliminate. Prima non aveva saltato, non per spocchia, ma era impegnata a vincere le altre gare ed aveva dovuto passare la misura arrivando giusto in tempo prima di essere squalificata. Cominciò a chiedere chi fosse quel fenomeno, ad agitarsi e perdere la trebisonda, voleva sapere a tutti i costi chi fosse quella bambina che quando correva sembrava essere arrivata quando le altre ancora stavano partendo e quando saltava sembrava partire dove le altre erano arrivate. Toccò alla madre di Ondina rispondere, era anche lei in tribuna d’onore, vi ricorderete che vi avevo detto che era di una famiglia di un certo prestigio. “Capitano, la scusi, è mia figlia, Trebisonda, non ci faccia caso è una scriteriata, un maschiaccio, non troverà mai marito”. Per mamma Andreana, che non amava che la figlia facesse sport, come potrete aver intuito, si stavano preparando tempi molto difficili.
Le scuole erano terminate, Ondina aveva frequentato la quinta elementare e sarebbe andata in prima media, il capitano Vittorio Costa insistette che la ragazzina si iscrivesse alla scuola Regina Margherita e che frequentasse la società sportiva Virtus Bologna d’atletica. Mamma Andreana non capì subito, ma era il consiglio di un uomo importante e non ebbe nulla da obbiettare, papà Gaetano probabilmente sapeva qualcosa e ne fu felice, lui amava che la sua Trebisonda facesse sport. Stava nascendo qualcosa di straordinario, unico nella nostra storia sportiva.
Primo giorno di scuola, ad Ondina si avvicina una ragazza. “Mi hanno detto che corri veloce e che sai saltare, se sei veramente così brava e se tempi e misure che mi hanno detto sono veri, sarai contenta di essere la numero due di questa scuola “. Chi aveva parlato era una ragazzina di seconda media, ma aveva soltanto pochi mesi più di lei ed era più piccola di statura: di solito era un tipo posato, ma quella nuova arrivata con quelle gambette lunghe e magre, che si muoveva come se fosse la padrona della scuola, gli dava sui nervi. Vogliamo dirlo ancora una volta? Ma sì facciamolo. Gli aveva fatto perdere la trebisonda.
Ondina prese in seria considerazione l’ipotesi di mollare un pugno sul naso alla compagna, ma poi valutò le eventuali conseguenze del gesto e le immancabili punizioni materne e mantenendo la calma gli chiese. “Come ti chiami e che classe fai?” “Sono Claudia Testoni e faccio seconda” “Bene io sono Trebisonda Valla e faccio prima, non so se hai capito, ma non sembri del tutto tonta. Questa è la classifica, io faccio prima, tu seconda“. Era nata la più grande rivalità sportiva della storia italiana in ambito femminile, era nata una amicizia che fu un sodalizio, una alleanza, una forza.
Ogni giorno era una sfida, nel cortile della scuola, nel campo sportivo della Virtus Bologna, in giro per il mondo. Claudia era scattante, grintosa, determinata, Ondina un talento puro, coordinazione ed eleganza in ogni suo gesto. Entrambe erano atlete eclettiche, non importava la specialità: salto in lungo, salto in alto, velocità, ostacoli, persino lancio del peso e del disco. Loro facevano tutto e in gara si odiavano così tanto, che nella vita non poterono che diventare grandi amiche, anzi qualcosa di più. Erano insieme tutti i giorni, compagne di viaggio, nei continui spostamenti, confidenti a cui raccontare i primi amori, le paure e le follie del mondo che le circondava. In quegli anni Ondina sembrava imbattibile, ma Claudia non mollava, era sempre lì a un centimetro e ogni tanto la sua grinta la premiava, non erano tante le sue vittorie, ma quelle poche erano ancora più belle.
Nel 1932 ci sono le Olimpiadi di Los Angeles, le due ragazze sono pronte, sono ancora delle adolescenti, ma hanno già vinto titoli italiani, assoluti, non di categoria e hanno stabilito record nazionali in varie specialità, ricordate che erano brave un po’ in tutto, più che brave a dire il vero. Il governo Fascista non ne è convinto, lo sport è cosa da uomini, ma una possibile medaglia olimpica fa gola al Duce, che spinge per la partecipazione. Si decide per un compromesso e si seleziona Ondina per gli 80 ostacoli, Claudia avrebbe detto la sua, ad esempio nel salto in lungo, ma due sembrava troppo e cosi la sola Trebisonda viene convocata. Errore pazzesco.
Alla vigilia della partenza viene fuori il problema. Il Vaticano si oppone. il Papa stesso non è d’accordo. Ci sarebbe stata una solo ragazza nella spedizione italiana in mezzo a un folto gruppo di uomini, poi in una specialità dove si corre con i pantaloncini corti mostrando addirittura le gambe. Con chi sarebbe stata durante il viaggio? Uomini e donne erano rigorosamente separati, Sarebbe stato uno scandalo. Gambe nude pantaloncini attillati, non è proprio il caso. Il Vaticano era potente e i patti Lateranensi erano da poco stati concordati. Per il bene della ragazza si decise che era meglio che stesse a casa e si iscrivesse a un corso di ricamo o cucina, quello che voleva, che diamine, in fin dei conti, c’era libertà. Così il sogno olimpico di Ondina, 16 anni, si interrompe con le valigie già pronte, quello di Claudia non era neppure iniziato, ma tutto era solo rimandato.
Passa qualche anno, le ragazze continuano a correre e saltare; nel 1935 Claudia passa a una società di Torino e compie grandi progressi, sono suoi i tempi migliori al mondo negli 80 ostacoli. Nel frattempo si preparano le Olimpiadi di Berlino del 1936. Sono qualcosa di mai visto. Tutto il mondo guarda preoccupato alla Germania di Hitler. Lo stadio è meraviglioso, tutto sembra perfetto, incredibile, tutto sembra, ma quel che sarà dopo lo sappiamo tutti. L’Italia partecipa, Ondina e Claudia sono presenti e se dovranno mettere i pantaloncini corti pazienza. La federazione le iscrive entrambe negli 80 ostacoli e faranno naturalmente parte della staffetta 4 x 100, che con loro due è bella e competitiva. Hanno 20 anni, sono il fiore della giovinezza fascista, il sole in un sorriso. Claudia è l’atleta che ha ottenuto i migliori risultati al mondo nell’anno olimpico, è la favorita. Ondina è in leggero calo, ma la classe non è acqua e poi da una come lei ci si può aspettare di tutto.
Entrambe vincono le loro batterie, alle semifinali Ondina stampa il record del mondo: 11,6, Claudia fatica di più, qualcosa non va, si saprà solo anni dopo e anche io aspetto a dirvi, comunque qualcosa di cui ai tempi non si poteva parlare. In finale 6 atlete le prime tre delle due semifinali, due italiane, due tedesche una canadese e una olandese. La giornata è insolitamente fredda, Ondina ha problemi alle ginocchia che porterà avanti nel tempo, Claudia non sta bene, è indisposta, ha il ciclo, ma non lo dice a nessuno.
Nello stadio prima della partenza un silenzio assurdo, 100.000 persone, non uno che parla. Ai vostri posti, pronti e poi lo sparo e l’urlo della folla, non uno che non urli. La Testoni parte benissimo, la Valla parte male, molto male. A metà gara Claudia è prima, con un buon vantaggio sulla tedesca e sulla canadese, Ondina solo quinta allunga il passo con le sue prodigiose gambe e recupera, recupera, recupera. Sul filo di lana piombano in quattro contemporaneamente, il cronista italiano urla. “VALLA, VALLA, VALLA PRIMA “. I giudici non si pronunciano, il presidente della giuria, tedesco, dice che secondo lui ha vinto la Steur, gli altri tutti zitti, c’è imbarazzo, ha vinto Ondina, ma siamo a Berlino, sono le Olimpiadi di Hitler, c’è imbarazzo e forse anche paura.
Passa il tempo, i risultati non vengono ufficializzati, le ragazze sono sedute in trepida attesa c’è solo un modo per sapere il risultato, le meravigliose telecamere di Leni Riefenstahl. La regista stava riprendendo tutte le gare, le sue immagini registravano al centesimo di secondo. La delegazione italiana insiste che vengono visionate le immagini è la prima volta nella storia. Questo il verdetto.
1° VALLA 11,748
2°STEUER 11,809
3°TAYLOR 11,811
4°TESTONI 11,818
La vittoria di Ondina l’avevano vista tutti, le altre, invece, sono racchiuse in 9 centesimi di secondo, per 3 centesimi Claudia perse il podio e la medaglia. Era la favorita, la più forte e lo avrebbe dimostrato, ma non stava bene, neppure Ondina lo sapeva. Immaginatevi la sua anima.
Le nostre atlete continuarono poi a gareggiare e a scontrarsi in vare occasioni e in diverse specialità, vinse quasi sempre Claudia, come prima aveva vinto quasi sempre Ondina, ma entrambe non ebbero più a loro disposizione Olimpiadi o Campionati Mondiali. Ogni cosa stava precipitando nel baratro della guerra , le Olimpiadi del 1940 e quelle del 1944 non vennero disputate e neppure i campionati del mondo . Claudia fece in tempo a vincere un campionato europeo e a stabilire un incredibile record del mondo di 11,3 sugli 80 ostacoli, nel frattempo Ondina fece il record italiano nel salto in alto, che restò imbattuto per 18 anni.
La loro amicizia durò tutta la vita. Molti anni dopo quando Ondina seppe della morte di Claudia, visibilmente commossa disse: “La nostra amicizia è il più bel ricordo della mia gioventù”