E’ il 2 agosto del 1980. Sono le 10:25 del mattino quando un boato sconvolge Bologna: alla stazione scoppia un ordigno in una valigia abbandonata. E’ una strage, è un attentato che sconvolge l’Italia: saranno 85 morti e 200 feriti. E in Italia cala la paura e il terrore per questo fatto così drammatico.
Nel frattempo a Mosca sono in corso i Giochi Olimpici: sono Giochi particolari dai forti connotati politici. Nel dicembre 1979 l’Unione Sovietica ha invaso l’Afghanistan; gli USA non ci stanno e decidono di boicottare l’Olimpiade. Altri paesi non partecipano, alcuni invece, come l’Italia, decidono di partecipare senza bandiera e senza inno. E’ un’Olimpiade militarizzata con tensione e molti controlli.
Tra i partecipanti azzurri ai Giochi c’è un napoletano di Poggioreale: il suo nome è Patrizio Oliva. Patrizio viene da una famiglia numerosa, in cui la vita non è facile e in cui il pugilato è anche un modo per socializzare e non esser emarginati. Patrizio inizia a fare pugilato a 11 anni alla Fulgor di Napoli, nei quartieri spagnoli, dimostrando fin da subito il suo valore. E’ campione italiano nel 1976, è campione europeo Juniores Superleggeri nel 1978 e poi nel 1979, agli Europei di Colonia, raggiunge la finale contro il sovietico Konakbayev. La finale europea con il sovietico vede il dominio del napoletano, ma il verdetto premia l’avversario in modo vergognoso tra i fischi del pubblico e tra la rabbia e le lacrime di Oliva: lacrime che fanno parte forse di un destino già scritto.
Torniamo così a quel 2 agosto. E’ pomeriggio quando gli Italiani cercano un pò di sport in TV in una giornata cosi tragica per il nostro paese. Quel pomeriggio c’è la finale del torneo olimpico di pugilato dei SuperLeggeri. Oliva ci è arrivato eliminando agevolmente il pugile del Benin Agnan e il siriano Halabi. Poi ai quarti c’è lo jugoslavo Rusevski che viene superato ai punti al termine di un incontro molto equilibrato. Patrizio Oliva è medaglia.
In semifinale c’è il britannico Willis che viene sconfitto ai punti con verdetto unanime. E’ il momento della finale e il destino, quel destino, regala come avversario il sovietico Konakbayev, sì quello del verdetto scandaloso di Colonia.
In finale fuori casa, contro un palazzetto gremito, contro uno dei più forti. Serve un’impresa. E PAtrizio in quella finale non sbaglia niente: aggredisce il sovietico, lo colpisce più volte, mantiene il comando dell’incontro dall’inizio alla fine con una determinazione esemplare. Questa volta i giudici non hanno dubbi: il verdetto è 4-1 per il napoletano di Poggioreale che regala un sorriso agli Italiani in una giornata durissima.
Per PAtrizio Oliva è il sogno di una vita: il sogno di un bambino che, anche per scappare da casa, faceva tanti chilometri per raggiungere la palestra; quel sogno di un ragazzo che ha capito che il pugilato era la sua strada e ha dedicato tempo, vita, impegno; quel sogno di un atleta di salire sul gradino più alto di un podio olimpico. Come aveva fatto il suo idolo Muhammad Ali venti anni prima a Roma.
Una carriera, quella di PAtrizio, che non finisce a Mosca. Da quel momento passa al professionismo dove diventerà campione del mondo, ma questa è un’altra storia.
La storia di oggi è quella di quel 2 agosto 1980, il giorno in cui un ragazzo di Poggioreale, soprannominato Lo Sparviero, diventa campione campione Olimpico. Il suo nome è Patrizio Oliva
Foto di copertina: da youtube