Recensione di A.C. Professore di lingua e letteratura italiana e latina, giornalista e appassionato di sport
Un libro tutto dedicato ad un giocatore, anche se ha disputato sinora una sola stagione nel campionato italiano. Una stagione vincente, certo, quasi trionfale, ma comunque una sola. Un onore che credo abbia pochissimi precedenti o, forse, non ne ha nessuno.
Un’esagerazione, dunque? No, se si tratta di Khvicha Kvaratskhelia, la vera rivelazione dell’ultimo campionato italiano, tra i protagonisti dello scudetto che il Napoli ha conquistato 33 anni dopo quello ottenuto all’epoca di Armando Maradona. Un giocatore che ha interessato giornalisti di tutta Europa ed anche di oltre Oceano. Un fenomeno sportivo, tanto inaspettato quanto affascinante. Anzi ancor più affascinante proprio perché inaspettato dai più.
C’era molto scetticismo, inutile negarlo, nella piazza napoletana all’inizio dell’estate del 2022, dopo la partenza contemporanea di due idoli locali come Lorenzo Insigne e Dries «Ciro» Mertens, per non dire di David Ospina, Kalidou Koulibaly e Fabián Ruiz. E c’era scetticismo anche, se non soprattutto, verso questo sconosciuto georgiano che veniva a schierarsi in campo proprio nella fascia sinistra di Insigne. Ma sono bastati pochi minuti di gioco, già nel precampionato di Castel di Sangro, perché quel ragazzo longilineo diventasse il nuovo idolo della tifoseria. Non sapeva una parola di italiano, ma i suoi piedi delicati e potenti, la sua finte ubriacanti, gli scatti improvvisi, i tiri a giro, le stoccate di destro o di sinistro, i passaggi illuminanti per i compagni parlavano per lui.
Il libro di Jvan Sica, «Kvara. Il ragazzo MAGICO», edito da Ultra Sport, è quasi un viaggio alla scoperta di questo georgiano dal nome impronunciabile, e variamente pronunciato, almeno all’inizio, non solo dai tifosi napoletani, ma anche da tanti radio e telecronisti. Il viaggio di Jvan Sica si sviluppa lungo tutta la stagione del Napoli (non tutta, in realtà, perché si ferma alla vittoria sulla Juve dopo i diciassette giorni terribili contro il Milan). È un Napoli sempre più forte, sempre più sicuro nella sua marcia verso la conquista del tricolore. E, all’interno di questa marcia trionfale, Jvan Sica ci fa scoprire, partita dopo partita, tutte le caratteristiche di Khvicha Kvaratskhelia. Esprime giudizi propri, ma riporta anche osservazioni di giornalisti qualificati, come lui incantati da questo ragazzo magico.
All’inizio ci si fidava, ma mica tanto, delle parole di Giuntoli: «Ha i parametri giusti per giocare nel Napoli: tecnici, economici, fisici e mentali». Poi la grandezza di Kvara incanta tutti. Un «jugadorazo» lo definisce il nuovo compagno di squadra Olivera. Stupisce la sua abilità nel dribblare nello stretto: «difficile capire come ci riesca, con quel corpo enorme che sposta agilmente in pochi millimetri». Difficile capirlo, ma lui lo fa. E «dribbla come nessuno, perché sterza indifferentemente su entrambi i lati», scrive su Tuttosport Paolo De Paola.
In campionato Kvara gioca, magari qualche volta ad intermittenza, stupisce, segna e fa segnare. Ma è in Champions, contro il Liverpool, che il giovane georgiano si impone all’attenzione di tutta l’Europa calcistica. Lo scontro diretto con il suo marcatore Joe Gomez, non uno qualsiasi, è stato «letteralmente un massacro sotto tutti i punti di vista: tecnico, fisico, creativo, in quanto a velocità di pensiero e di azione».
Ormai non ci sono più dubbi: si tratta di un fuoriclasse. Anche quando sembra sia un po’ fuori dal gioco, all’improvviso riappare e, con un’invenzione, risolve la partita. Kvara. Scrive su Repubblica Paolo Condò e Jvan Sica lo riporta: «squilibra le forze in campo con un tocco: è un produttore inesauribile di superiorità numeriche, un trequartista in fascia che sforna palle gol come ne avesse una borsa piena». Insomma è uno che, anche in una partita brutta (e qualcuna ce n’è stata) «fa una cosa una che cambia tanto».
Il lettore troverà nel libro tante altre definizioni e descrizioni di Kvara, che Sica sintetizza anche in una specie di poesia di cui riporto qualche verso.
Quando ti punta Kvara è Beethoven, non è Mozart. Quando ti punta Kvara è un frastuono, non una melodia. Quando ti punta Kvara uno sta sempre a guardare, e mai a immaginare.
Insomma, ammirazione assoluta. Anche perché Kvara, come evidenzia Jvan Sica, si presenta come l’interprete di un gioco tanto diverso da quello, basato su schemi rigidi, che spesso va di moda in Italia. Un gioco che fa rima con allegria, con libertà: «La libertà come ispirazione e come talento calcistico». Kvara «gioca con libertà, anzi la libertà lo invade mentre gioca, mentre lavora». Per questo è così imprevedibile. Per questo piace a chi ama il bel gioco.
Il libro di Sica, agile, avvincente e con un tocco di ironia che non guasta, si arricchisce di alcune pregevoli “divagazioni”: sportive, culturali, artistiche, storiche, che si leggono con piacere.
E con piacere si condivide il suo giudizio finale: «Questo mi ha stupito più di tutto in Khvicha Kvaratskhelia. Tantissime sue reazioni, in campo e fuori, sono sembrate quelle di una persona assolutamente normale che ha però qualità e crea eventi eccezionali».
Forse il nostro calcio ha bisogno proprio di questo tipo di campioni: persone normali che creano eventi eccezionali.