Recensione di A.C., professore di lingua e letteratura italiana e latina, giornalista e appassionato di sport
«Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l’unica rimasta». Così scriveva, oltre mezzo secolo fa, Pier Paolo Pasolini. Può sembrare un’affermazione esagerata, una delle tante provocazioni di Pasolini. Eppure sono molti i pensatori, studiosi di antropologia e di psicologia di massa, che hanno visto un rapporto molto stretto tra il calcio e le pratiche religiose.
Andrea Novelli, scrittore, sceneggiatore e critico, si pone proprio all’interno di questo tipo di riflessioni con il suo nuovo libro, edito da Ultra Sport nel marzo di quest’anno, che si intitola appunto «Il calcio come esperienza religiosa».
Meglio precisare subito che non si tratta di un testo di filosofia o sociologia del calcio. Le riflessioni di Novelli su questo versante sono intelligenti, interessanti e approfondite, ma sono diluite in un contesto narrativo che ha come perno una giornata particolare per il calcio italiano: il 19 aprile 1989, quando tre squadre italiane disputarono nella stessa giornata la semifinale di ritorno nelle rispettive Coppe europee, che allora si giocavano tutte di mercoledì: il Milan a San Siro contro il Real Madrid in Coppa dei Campioni, la Sampdoria a Marassi contro il Malines in Coppa delle Coppe e il Napoli a Monaco contro il Bayern in Coppa Uefa. Per la cronaca, le tre squadre superarono il turno e conquistarono la finale, che fu vinta dal Milan e dal Napoli, mentre la Sampdoria dovette inchinarsi di fronte al Barcellona. Anche l’anno successivo tre squadre italiane approdarono alla finale delle Coppe Europee, vincendole tutte e tre: il Milan la Coppa dei Campioni, la Sampdoria la Coppa delle Coppe e la Juventus la Coppa Uefa. Un «triplete» che non si è più ripetuto. È stato sfiorato nel 2023, ma, purtroppo, con tre sconfitte nelle finali.
È la descrizione delle tre semifinali che costituisce il perno del libro. Che proprio per questa prevalenza della parte narrativa, si fa leggere con piacere e suscita interesse. Anche un po’ di nostalgia in chi ha vissuto quegli anni e ricorda quelle squadre e quei giocatori.
Partiamo, comunque, dall’argomento espresso nel titolo: «Il calcio come esperienza religiosa». Novelli, riportata l’affermazione di Pasolini, amplia poi il discorso con riferimenti appropriati alle tesi di antropologi come il britannico Desmon Morris, filosofi della religione come il tedesco Bernhard Welte, sociologi come il francese émile Durkheim, o scrittori come l’uruguagio Eduardo Galeano e l’inglese Nick Hornby.
C’è un fatto che nessuno può negare: il calcio ha avuto «una diffusione a livello planetario», dimostrando «la capacità di fare presa sugli individui di tutto il mondo». Come le religioni, appunto. Novelli – è non è blasfemia – rifacendosi agli studi degli autori sopraccitati, elenca molte analogie tra i riti religiosi e quelli del calcio, ed evidenzia come esso realizzi alcune caratteristiche tipicamente religiose: «la fede, l’entusiasmo, l’esaltazione e un’immarcescibile convinzione che la propria squadra si aggiudicherà il trionfo finale». In più, «il calcio, come la religione, avvicina, unisce, fa sentire le persone parte di una comunità condivisa, crea senso di identità e di appartenenza», tanto che «un gol della propria squadra può far gioire insieme a dei perfetti sconosciuti».
Questa, dunque, la parte del libro che potremmo definire teorica, se non proprio filosofica. Essa, come ho già detto, è diluita nel testo, intervallata con la narrazione sportiva, ed è espressa con grande leggerezza, con stile limpido ed talora con sottile ironia.
Ma ritorniamo al 19 aprile del 1989, «il giorno che ha cambiato la storia del calcio italiano», come recita il sottotitolo. L’autore, con due amici, assiste nel pomeriggio alla sfida di Marassi, poi corre a San Siro per la partita del Milan e, mentre è seduto sui gradoni del Meazza, segue via radio la gara del Napoli a Monaco di Baviera.
Mentre descrive le tre semifinali, Andrea Novelli ripercorre il cammino percorso dalle tre squadre italiane nelle rispettive manifestazioni, ricordando protagonisti, episodi, marcatori e risultati, cui aggiunge interessanti considerazioni sulle caratteristiche delle tre squadre, dei loro giocatori e dei rispettivi allenatori: il filosofo Vujadin Boškov, il rivoluzionario Arrigo Sacchi, il pragmatico Ottavio Bianchi. Con uno spazio particolare per alcuni campioni: Vialli e Mancini della Samp, Gullit, Van Basten e Rijkaard del Milan, Diego Armando Maradona del Napoli.
In più Diego Novelli inserisce alcune digressioni interessanti. Su alcuni aspetti del regolamento del calcio, sfruttando la sua esperienza di arbitro. Ma anche sulle categorie dei tifosi che frequentano lo stadio: «quelli da curva, guidati da una fede che si avvicina alla devozione religiosa», «quelli da tribuna, che è difficile capire da che parte siano. E poi «il tifoso villano, l’asincrono, il bastian contrario, il cistifellico, il taciturno, l’escandescente, lo statistico, lo iettatore, lo scaramantico, l’oracolo, il frustrato». Categorie in qualcuna delle quali anche noi tifosi non fatichiamo a riconoscerci.
Altre due scelte editoriali impreziosiscono il libro. I disegni delle azioni dei gol delle semifinali e delle finali. E una serie continua di citazioni di frasi di personaggi legati al calcio. Ne riporto, come chiusura, solo alcune che si collegano a quella iniziale di Pasolini; le altre, le troverà il lettore nel libro.
George Steiner: «La religione universale della maggioranza degli homo sapiens non è altro che il calcio».
Eduardo Galeano: «Nel nostro tempo, il fanatismo calcistico ha preso il posto che prima era riservato soltanto al fervore religioso, all’ardore patriottico e alla passione politica».
Kobe Bryant: «Per i tifosi del pallone il calcio è più di uno sport, lo vivono in maniera più intensa, sembra più una religione».
Hugo Sanchez: «Chiunque abbia inventato il calcio dovrebbe essere adorato come Dio».
Chi ama il calcio, questo libro, lo può leggere davvero con piacere.